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L'osservatorio di Diritto Farmaceutico

Cosiddette “liberalizzazioni” e moneta falsa

Quintino Lombardo
Quintino Lombardo
Cosiddette “liberalizzazioni” e moneta falsa


Se è in questione la libera vendita dei medicinali con ricetta medica (parlare di “Fascia C” non rende bene l’idea ai cittadini non addetti ai lavori), o il dimezzamento del parametro demografico in base al quale si apre una farmacia, o addirittura l’idea di utilizzare tale parametro per indicare il numero minimo di farmacie che potrebbe essere aperto in un comune, allora la questione è chiara: non è giuridica, bensì politica nel senso pregnante del termine.

Lo Stato infatti sceglierebbe di abdicare al potere di pianificare il servizio farmaceutico sul territorio e di garantirne la capillarità, rinuncerebbe a controllare da vicino la distribuzione dei medicinali ed il loro uso da parte dei cittadini, distruggerebbe il più funzionale strumento di controllo della spesa farmaceutica sperimentato in questi anni, cioè la rete delle farmacie di comunità.

Quale sanità vogliamo? Qual è il modello perseguito? È evidente che provvedimenti come quelli in ipotesi disegnerebbero un’organizzazione del servizio farmaceutico (che rammento è un servizio pubblico in concessione a soggetti privati) radicalmente in contrasto con i principi del Servizio sanitario nazionale, almeno come li abbiamo intesi fino a oggi.

Questo è il punto fondamentale, perché altrimenti non si trova una logica a quanto leggiamo in questi giorni.

Mentre si cerca di costruire il nuovo modello di farmacia dei servizi e da anni (non mesi, anni) si discute del rinnovo della convenzione farmaceutica scaduta quasi nel secolo scorso e ormai sostanzialmente priva di significato economico per le farmacie (basti pensare all’impatto sui bilanci aziendali della distribuzione diretta e per conto oltre alle nuove regole sul prezzo di rimborso dei medicinali); mentre le amministrazioni regionali sono impegnate in uno sforzo grandissimo per la conclusione dei concorsi straordinari (basti pensare alla verifica della posizione di centinaia e centinaia di concorrenti e delle loro autocertificazioni) e non tarderanno ad aprire altre 2.500 farmacie previste dalla riforma Monti del 2012, portando il numero di esercizi ai massimi in Europa; mentre, insomma, il sistema è ancora alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo gli importanti cambiamenti di due anni fa, ecco affacciarsi alle cronache una nuova riforma “rivoluzionaria” destinata a sconquassare il settore e a mettere nel nulla l’impegno di tutti coloro che in questi anni hanno creduto a una nuova organizzazione delle farmacie e in un rapporto più stretto con un Servizio Sanitario Nazionale anch’esso rinnovato.

Mi chiedo infatti – tra i tanti dubbi, questa è la domanda ovviamente più retorica – che senso avrebbe ragionare e negoziare un nuovo rapporto tra farmacia e SSN se i medicinali con ricetta medica fossero acquistabili anche nei supermercati (Italia unico paese in Europa?) e che significato avrebbe tutto lo sforzo riformatore di questi anni, il concorso straordinario con l’apertura delle nuove sedi, se poi di fatto fosse cancellato il principio della programmazione territoriale del servizio farmaceutico.

Allora la conclusione non può che essere la seguente: c’è chi ha in mente una sanità radicalmente diversa dall’attuale, nella quale le ragioni del mercato e del profitto di pochi vengono prima della tutela della salute “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32 della costituzione).

Che poi tale modello sia mascherato dietro pretese ragioni di tutela della concorrenza e della libertà d’impresa, o addirittura dell’interesse dei cittadini (lo sconto, il risparmio, la libertà di pasticca!), sempre di slogan e propaganda si tratta: moneta falsa che, per quanto lo stampatore sia bravo, può essere spesa soltanto se chi l’accetta non la guarda con attenzione.

(Intervento in corso di pubblicazione su Punto Effe n. 3/2015)


Quintino Lombardo

Quintino Lombardo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza cum laude presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma nel 1992, quale alunno borsista del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani” della Federazione Nazionale dei Cavalieri del lavoro. È avvocato dal 1995 e da subito ha indirizzato la propria attività professionale nell’ambito del diritto delle farmacie, della sanità pubblica e privata, dei prodotti farmaceutici e parafarmaceutici. Nel 2003 è entrato in Cavallaro, Duchi, Lombardo, Cosmo – Studio Legale in Milano e Roma. Nel 2020, con l’avv. Paolo Franco e l’avv. Silvia Stefania Cosmo, ha fondato HWP Health Wealth Pharma – Franco Lombardo Cosmo - Studio Legale in Milano e Roma. È autore di numerosi interventi sulla stampa specializzata del settore farmaceutico. Ha pubblicato “La nuova farmacia del Decreto Monti – Guida alla riforma del servizio farmaceutico” (Tecniche Nuove, 2012), “Il passaggio della farmacia - Di padre in figlio e non solo” (Puntoeffe editore, 2010). Collabora stabilmente con la rivista iFARMA (iFARMA Editore – Gruppo Proedi, Milano).
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